Nel tentativo di trovare risorse per finanziare una limitata Legge di Bilancio, Giorgia Meloni decide di intervenire sulla tassa di successione, suscitando però un’immediata reazione negativa nella maggioranza. A meno di 48 ore dall’arrivo della Manovra al Consiglio dei ministri, il Governo si divide sull’aumento e l’estensione dell’imposta sui beni trasferiti agli eredi, ma la premier sembra determinata a superare l’ostacolo posto da Forza Italia.
Lo scontro all’interno del Governo riguarda un intervento sulla tassa di successione che dovrebbe rientrare tra le misure di un decreto che sarà discusso nel cruciale Consiglio dei ministri in programma lunedì 16 ottobre, insieme al Documento programmatico di bilancio (Dpb), al testo della Legge di Bilancio 2024 e al decreto legislativo che darà il via all’attuazione della delega fiscale.
Secondo quanto riportato da “Repubblica”, il Governo sarebbe intenzionato ad allargare l’imposta del 6% sui beni trasferiti ai parenti più lontani, cioè i familiari del coniuge, oltre il terzo grado.
Questa mossa ha sconvolto Forza Italia, che si è dichiarata fortemente contraria ad un aggravamento di una tassa definita “oggettivamente immorale” dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e che è stata cancellata dall’esecutivo di Silvio Berlusconi nel 2001, per poi essere reintrodotta dal Governo Prodi nel 2006.
La reazione del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, è stata chiara: “Siamo contrari a nuove tasse e in particolare alla tassa di successione, che sarebbero improprie. Riguarderebbero proventi già tassati all’origine quando i proventi stessi sono stati generati. Inoltre, questa materia non è mai stata trattata né è entrata nelle ipotesi discusse tra gli alleati di governo”.
Anche il portavoce del partito, Raffaele Nevi, ha ribadito questa posizione: “Siamo assolutamente contrari ad ogni ipotesi di una sua estensione o di un suo aumento”.
Secondo il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, “per il momento non se ne parla”, ma Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sembrano determinati a superare questa storica questione controversa del centrodestra.
Passando all’argomento della tassa di successione, in Italia questa tassa è meno onerosa rispetto ad altri Paesi, in quanto ha aliquote più basse, meno progressive e franchigie più elevate.
La legge reintrodotta dal Governo Prodi II prevede attualmente l’assenza di un prelievo sull’eredità ricevuta dal coniuge, dai figli e dai nipoti se il valore è inferiore al milione di euro. Oltre tale soglia, l’imposta è del 4% per i parenti in linea diretta e del 6% per i fratelli e le sorelle sopra i 100mila euro.
La stessa aliquota del 6% è applicata anche all’eredità lasciata ai parenti fino al quarto grado e affini, cioè i parenti acquisiti del coniuge, fino al terzo grado. Per i beni trasferiti a soggetti terzi estranei ai legami familiari, la tassa è dell’8%.