L’evasione fiscale in Italia continua a diminuire, interessando tutte le imposte, in particolare l’IVA e l’IMU. I dati presentati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nella sua Relazione sull’economia non osservata ed evasione mostrano che tra il 2016 e il 2021 c’è stato un significativo calo della differenza tra l’ammontare teorico e quello effettivo dell’IMU versata dagli italiani.
Il primo rappresenta l’ammontare che dovrebbe entrare nelle casse comunali in base alle aliquote applicate dai vari comuni, alle agevolazioni e alle detrazioni esistenti. Storicamente, quest’ammontare è sempre risultato superiore, anche di molto, rispetto all’ammontare effettivo. La differenza tra le due grandezze viene chiamata “tax gap” ed è l’evasione presunta sull’IMU. Secondo gli ultimi dati, questa forma di evasione è nettamente in calo.
Nel 2016, gli incassi dei comuni per l’IMU ammontavano a 18 miliardi e 462 milioni di euro, ma secondo il Ministero avrebbero dovuto essere 24 miliardi e 183 milioni, generando un tax gap di 5 miliardi e 721 milioni. Nei successivi anni, l’evasione IMU è diminuita, passando a 5 miliardi e 514 milioni nel 2017 e a 5 miliardi e 455 milioni nel 2018. Questo calo è dovuto sia all’aumento delle entrate effettive sia alla riduzione di quelle teoriche, causata dalle detrazioni e agevolazioni decise dai governi.
Nel 2019, il tax gap è leggermente aumentato di 7 milioni, ma dal 2020 ha ricominciato a scendere, arrivando a 5 miliardi e 191 milioni nel 2021. Complessivamente, tra il 2016 e il 2021, la riduzione è stata di 666 milioni, corrispondenti al 21,4% di IMU evasa rispetto al gettito teorico. È da sottolineare che nel 2021 si è registrato il record di gettito effettivo, 18 miliardi e 619 milioni, indicando che i cittadini sono stati più attenti al pagamento delle tasse rispetto al passato.
Secondo i calcoli del Ministero dell’Economia, ci sono importanti differenze regionali riguardo al tax gap medio nazionale del 21,4%. Le regioni con il maggior tasso di evasione sono la Calabria (40%), la Campania (34,3%) e la Sicilia (33,2%), mentre l’Emilia Romagna presenta il tasso più basso (10,9%). Anche la Valle d’Aosta (11,5%) e la Liguria (13,5%) si collocano sotto la media nazionale.
In generale, sembra esserci un divario tra Centro-Nord e Sud, come in altri indicatori economici, ma vi sono anche eccezioni. Ad esempio, l’evasione del pagamento dell’IMU è inferiore alla media in una regione considerata meridionale, l’Abruzzo, mentre in Puglia e in Molise il tax gap percentuale è inferiore rispetto al Lazio.
Questo divario potrebbe essere attribuito al fatto che nelle grandi città con oltre 500mila abitanti, come Roma, il tax gap risulta essere maggiore (23,8%). Invece, nelle città con una popolazione compresa tra 100mila e 250mila abitanti, il tasso scende al 20,9% e si riduce ulteriormente nei comuni più piccoli, raggiungendo solo il 13,1% nelle località con meno di 500 persone.
Gli immobili “fantasma” sono tra le principali cause dell’evasione dell’IMU. Si tratta di immobili esistenti ma non dichiarati nel reddito, e il loro numero è lievemente diminuito nel tempo, sebbene se ne contino ancora circa 2 milioni. In parte, ciò è dovuto a errori dell’Amministrazione Pubblica o al fatto che i proprietari si sono trasferiti all’estero, ma nella maggior parte dei casi si tratta di vera e propria evasione.
Ed è proprio a causa dell’esistenza di questi immobili “fantasma” che il tax gap esiste, poiché la base imponibile effettiva, su cui si applica l’IMU, risulta inferiore a quella teorica.